“The Architects Series - A documentary on: Zaha Hadid Architects” è il 15° appuntamento della serie di incontri e interviste curata dal magazine THE PLAN per Iris Ceramica Group e dedicata ai più importanti studi di architettura contemporanei. L’appuntamento è fissato per giovedì 26 novembre 2020, dalle ore 18 alle ore 20 (CET), in diretta streaming su webcast.irisceramicagroup.com, la piattaforma digitale di proprietà della Holding. Dopo la consueta proiezione del video-documentario della durata di circa 30 minuti, si terrà la lecture intitolata “Cyber space and the autopoiesis of architecture” durante la quale il Principal dello studio ZHA, Patrik Schumacher, illustrerà l’approccio progettuale, il pensiero e la visione dell’architettura di Zaha Hadid Architects. La partecipazione, da remoto, permetterà come sempre a tutti gli utenti interessati di prendere parte all’incontro senza limitazione alcuna e di interagire con il relatore attraverso domande, riflessioni e scambi di opinioni.
Zaha Hadid Architects (ZHA) è considerato uno degli studi di architettura più visionari del XXI secolo perché ha saputo reinventare l’idea dello spazio, superare costantemente le frontiere e proiettarsi nel futuro. Fondato a Londra nel 1979 dall’architetto anglo-irachena Zaha Hadid, si è imposto all’attenzione del mondo intero grazie a collaborazioni con committenti d’eccellenza, alla creazione di progetti dalla straordinaria creatività e a forme che superavano i canoni dell’architettura più tradizionale. Insignito di prestigiosi riconoscimenti, tra cui il Premio Stirling e il Premio Pritzker, Zaha Hadid fu la prima donna a ottenerlo, lo studio oggi conta design e ricerca per 950 progetti realizzati nei sei continenti, di cui 60 attualmente in corso. L’eredità lasciata dal suo fondatore è portata avanti fedelmente dal team, composto da oltre 400 professionisti altamente qualificati provenienti da 55 diverse nazioni e da Patrik Schumacher, Principal dello Studio.
In 40 anni di attività, ZHA si è caratterizzato per una ricerca incessante e una sperimentazione formale e concettuale in cui forma e spazialità si intersecano in strutture avveniristiche, in continua relazione di scambio con il contesto. La modalità operativa adottata e l’intreccio dei concetti di integrazione, connettività, innovazione tecnologica e design hanno portato e continuano a portare alla realizzazione non di semplici edifici, ma di veri e propri landmark urbani che ridisegnano il profilo delle città.
Il linguaggio organico dei progetti, ispirato ai principi della natura, dà forma a strutture avvolgenti e dinamiche che giungono a una continuità spaziale prossima all'organizzazione della struttura degli organismi viventi. Le continue relazioni tra gli elementi, dedotte dal mondo naturale, diventano fonte di ispirazione per un’architettura fluida che genera ambienti di grande impatto sensoriale e caratterizzati da una precisa chiarezza organizzativa.
L’elaborazione delle visioni spaziali avviene attraverso precisissimi parametri, sofisticate tecnologie di progettazione, di costruzione e di gestione degli edifici: un approccio progettuale che ha fatto di ZHA uno standard di riferimento nell'applicazione del metodo B.I.M. Building Information Modeling nel mondo. Il parametricismo, disciplina fondata dallo stesso Patrik Schumacher e teorizzata nei due volumi "The Autopoiesis of Architecture" (2011 e 2012), è il fulcro dell’approccio progettuale, dato da parametri matematici che permettono di sviluppare variazioni infinite appartenenti ad una stessa matrice originale. “Invece di mettere insieme rigide ed ermetiche figure geometriche, come tutti i precedenti stili architettonici, il parametricismo avvicina componenti malleabili in un gioco dinamico di mutue rispondenze e di adattabilità al contesto” (P. Schumacher).
Dal punto dell’efficientamento energetico, l’impiego di severi parametri matematici e di tecnologie di ultima generazione, attraverso la transcodificazione dei dati ambientali, permette di ottenere tutti quegli adattamenti morfologici utili alla soluzione pratica delle sfide di oggi: la riduzione significativa dei tempi e dei costi di produzione, del consumo di energia e delle emissioni di carbonio nell’ambiente. Le forme architettoniche sono ‘autopoietiche’, come un sistema che ridefinisce continuamente sé stesso e si autoalimenta, riproducendosi dal proprio interno.
Nella nostra era, Internet ha reso l’architettura un discorso globale a cui tutti possono partecipare: qualsiasi progetto condiviso sul web può diventare spunto o fonte di influenza nella rete mondiale delle comunicazioni disciplinari, contribuendo a ciò che Patrik Schumaker definisce ‘autopoiesi dell’architettura e della progettazione’. Il cyberspazio è la dimensione virtuale in cui si svolgeranno, nel prossimo futuro, tutte le principali azioni e innovazioni architettoniche.
Qualsiasi scelta all’interno di questo spazio coinvolge le tre fasi della teoria architettonica di Patrik Schumacher: il progetto organizzativo, il progetto fenomenologico e il progetto semiologico. Quest’ultimo è l’elemento di cruciale importanza: dato che tutti gli spazi urbani non sono mai soltanto semplici contenitori fisici che trasportano e canalizzano corpi o oggetti, ma sempre anche spazi di percorrenza e interazione, il loro carattere comunicativo, ricco di informazioni, è l'essenza stessa di tutti i cyberspazi. Progettare opere architettoniche, reali o virtuali, implica lo sviluppo di un linguaggio spazio-visivo che sia capace di aumentarne la capacità comunicativa, per creare ambienti ricchi di informazioni leggibili che promuovano nuove forme di interazione sociale a tutti i livelli.
La partecipazione permette agli architetti di acquisire 2 crediti formativi professionali.WEBINAR:
Giovedì 26 novembre 2020
Ore 18:00 / Welcome e proiezione documentary: "The Architects Series – A documentary on: Zaha Hadid Architects"
Ore 18:30 / Conferenza: “Cyber space and the autopoiesis of architecture” con Patrik Schumacher, Principal Zaha Hadid Architects